Polizia di Lugano al testosterone

Sabato 4 novembre 2006

Sabato sera. Un auto scura sgomma nei pressi della pensilina, a pochi metri una pattuglia della comunale crea un blocco stradale, la vettura non si arresta e, "sembra", quasi investe un agente fuggendo da via pretorio. Nell'auto si trovano 4 persone.

Qualche minuto più tardi un'altra auto, di colore scuro è in procinto di parcheggiare nei pressi del macello. A bordo 5 persone, due ragazze e tre ragazzi. Una volante della comunale scortata da due motociclette accende i lampeggianti. L'auto viene subito circondata. Tutto scorre rapidamente, quasi fosse la scena di un reality statunitense. Il ragazzo alla guida viene scaraventato a terra, viso al suolo e manette ai polsi. Il giovane seduto a lato si sporge per chiedere spiegazioni ma un agente,impettito, gli spacca un sopraciglio con un pugno. Da dietro scende una ragazza che, subito percossa, viene spinta contro la portiera della vettura.

"Non sono loro, si sono loro, no non sono loro, ", quasi a giustificare l'accaduto. Ma LORO non sanno nemmeno di cosa stiano parlando.

La seconda ragazza riesce a fuggire. Ripensandoci ora mi vengono i brividi, avrebbero sparato, ne avrebbero avuto il coraggio?
Ci raggiunge, e concitata ci racconta l'accaduto. Di corsa raggiungiamo l'auto.

Sul asfalto, mani dietro la schiena e manette ai polsi, troviamo un compagno, la porta dell’ auto aperta, e dalla portiera scorgiamo una fronte insanguinata, un viso attonito ci guarda. Non ci sono spiegazioni.
Non ne vogliono sapere di spiegarci l’accaduto. Loro, i poliziotti; ci chiedono se siamo parenti o semplicemente amici, qualcuno ci da dei curiosi. Nel caso fossimo amici e vogliamo venire a conoscenza dei fatti, abbiamo il diritto di formulare una domanda scritta da inviare al commissariato di polizia
La rabbia sale .
Siamo compagni e se questa è la prassi. “Un normale controllo”. Da qui, noi, non ci muoviamo.
Con la rabbia sale anche la tensione, dalle testimonianze che riusciamo a raccogliere l’intervento spropositato degli agenti sarebbe pure un errore. L’auto che ricercavano non corrisponde a quella fermata.

Andatevene, questa volta siamo noi, in tanti, in tante, a chiedere ai poliziotti di andarsene. Via se non volete che al tragico errore dell’auto sbagliata, delle persone sbagliate, del cazzotto dato per imprudenza vi aggiungiamo un po’ di sana "giustizia proletaria".

Nuvole in rivolta.

Questa voce è stata pubblicata in Testimonianze. Contrassegna il permalink.